A Trieste, lo scorso 16 settembre, 2010 è stata decretata la sospensione della raccolta, della conservazione e della messa in
commercio dei molluschi estratti dalle acque costiere. L'Arpa del Friuli Venezia Giulia, infatti, ha accertato, in alcuni
esemplari, la presenza di una biotossina algale chiamata Dsp (Diarrhetic Shellfish Poison) responsabile di intossicazioni
nell’uomo, con tempo di incubazione da 30 minuti a 7 ore e sintomi prevalentemente di carattere enterico: diarrea,
dolori addominali, vomito.
Secondo il Reg. (CE) N. 178/2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, e fissa le
procedure nel campo della sicurezza alimentare, è scattato il sistema d'allerta rapido per cui tutti i produttori sono stati
invitati a ritirare le cozze dal commercio. L'ordinanza è stata trasmessa alle regioni vicine ma nel tempo in cui si
instaurava il ritiro, le cozze hanno comunque raggiunto il consumatore. Infatti, dopo pochi giorni, si è appreso
dell’intossicazione di centinaia di persone in tutta Italia a seguito del consumo di questi mitili provenienti dagli impianti
del Golfo di Trieste.
Il consumo di molluschi può rappresentare un pericolo per la salute del consumatore per la possibile presenza di
microrganismi patogeni, o di loro metaboliti, e di biotossine di origine algale, che possono causare tossinfezioni
alimentari. Gli effetti sull’uomo di microrganismi quali, le salmonelle o i virus dell’epatite sono noti da qualche tempo
mentre solo da pochi anni si è approfondita la conoscenza e la ricerca sui meccanismi d’azione delle biotossine algali;
infatti, è stata evidenziata una correlazione tra la loro presenza nei molluschi con alcune patologie dell’uomo.
Nel mare Adriatico, da tempo, si assiste ad un'intensificazione del fenomeno delle fioriture algali favorito: dalla
quantità di nutrienti derivanti dalle attività umane ed immessi in mare con i fiumi e gli scarichi; dalle condizioni meteo
marine; dall’aumento dei traffici mercantili, con la diffusione di alghe non autoctone e a volte tossiche anche in
Adriatico.
Tale fenomeno si presenta ciclicamente ed è stato necessario impostare una continua vigilanza delle acque e dei
molluschi. Infatti, i molluschi bivalvi (mitili, ostriche ecc.), in quanto organismi filtratori, sono gli alimenti più a
rischio, perché ingerendo le microalghe accumulano la tossina nel loro organismo.Le biotossine sono composti
termostabili, quindi la cottura dei molluschi non risolve il problema; è importante, invece, controllare l'etichettatura del
prodotto che si acquista per essere certi che provenga da aree controllate. Inoltre, è consigliato il consumo dei
molluschi il giorno stesso dell’acquisto e, in caso contrario, è importante riporli immediatamente protetti in frigorifero,
soprattutto nel periodo estivo, controllando che i gusci siano chiusi (garanzia di freschezza), e gettando quelli con la
conchiglia non integra.
L’attività di controllo e monitoraggio degli organi preposti, consente di realizzare un sostanziale contenimento del
rischio associato al consumo dei molluschi, anche con l’applicazione del divieto di commercializzazione. Il divieto si
applica quando, nei tessuti di questi organismi, si raggiungono concentrazioni di tossine e un numero di microrganismi
superiori ai valori previsti per legge e stabiliti sul principio della prevenzione a tutela del consumatore.
Il Decreto Legislativo n° 530/92 e successive modifiche, stabilisce le norme sanitarie applicabili alla produzione e
commercializzazione dei molluschi eduli lamellibranchi e prevede che la vendita dei molluschi sia effettuata solo in
confezioni originali sigillate, provviste di etichetta con l’indicazione del produttore, la data di confezionamento ed il
bollo sanitario.
Altre tossine algali possono essere:
Paralytic Shellfish Poisoning (PSP): diffusa in tutto il mondo, è particolarmente presente in Alaska e nella Terra del
Fuoco, dove è associata a vistose fioriture algali che danno il nome alla cosiddetta marea rossa (red tide). In Europa i
paesi sul versante atlantico sono esposti al rischio PSP. Nelle acque costiere italiane questa biotossina è rara, pur
essendo stati segnalati casi di presenza in mitili.
Amnesic Shellfish Poisoning (ASP): riconosciuta per la prima volta come causa di avvelenamento in Canada nel 1987.
Questa biotossina è presente nelle acque costiere del Nord Europa. Nel Mar Mediterraneo non è mai stata segnalata
presenza di ASP.
Yessotossine (YTXs): presenti nel Mar Adriatico, a tutt’oggi non sono segnalati casi di intossicazione umana.
The rankings also includes articles https://essaynara.com about the individual programs including a worthwhile piece on entrepreneurship at insead