Messaggeroveneto del 04/01/2012
I big del commercio: bene le liberalizzazioni, ma niente eccessi. I sindacati contrari: non siamo a New York.
Di Maurizio Cescon
Shopping e aperitivi a tutte le ore in una città che non dorme mai: da oggi in poi potrebbe accadere anche a Udine. La liberalizzazione degli orari di negozi ed esercizi pubblici, varata con la manovra “salva Italia” del premier Mario Monti e in vigore dal primo gennaio, si ripromette davvero di essere, se applicata tout-court, una rivoluzione epocale. Ne hanno consapevolezza i principali attori: titolari di attività, sindacati, categorie e istituzioni, ma per ora non c’è una linea univoca nel giudicare la nuova era del commercio. Ma la necessità di mettere qualche “paletto” a orari e festività ritagliato sulle esigenze del mercato friulano, è sentita un po’ da tutti, anche dai più entusiasti del libero mercato. Il presidente di Confcommercio Giuseppe Pavan è prudente. «Bisognerà discutere della normativa appena entrata in vigore – osserva -, servirà un confronto tra Regione, parti sindacali e associazioni. Non siamo a favore della deregulation totale, nè delle troppe aperture domenicali. In una realtà come Udine, dove in centro storico i negozi sono quasi tutti medio-piccoli, ci sarebbero gravi problemi con il personale, ci si dovrebbe riorganizzare completamente. E poi c’è da capire quale sarebbe la risposta del consumatore. Per bar e ristoranti il discorso è diverso e posso comprenderlo: a loro potrebbe andare bene un allungamento delle aperture. Ma in linea generale se ci fosse lavoro, si lavorerebbe sia la domenica, sia la notte, nessuno si tira indietro. Il fatto è che il mercato è quello che è, in più siamo in un momento di crisi economica. Differenze ci sono pure all’interno della nostra categoria, è vero: i triestini spingono di più sulle liberalizzazioni, noi e i pordenonesi siamo guardinghi. Il dibattito comunque è in corso».
Anche i big del commercio locale predicano buon senso. «Non apriremo mai a Natale o il Primo maggio – spiega Antonio Maria Bardelli, patron del “Città Fiera” – anche se lo potremmo fare. Ritengo che alcune festività siano radicate nell’animo della gente, facciano parte del sentire comune, della tradizione. Noi abbiamo delle regole interne che permettono di muoverci insieme, il contratto obbliga i commercianti a rispettare le norme, quindi non ci potrebbero essere deroghe. Aperture di notte? Beh, se ci fosse questa esigenza, ne discuteremmo, come sempre. Riguardo le domeniche, non mi pare cambierà molto, certo le liberalizzazioni decise da Monti accolgono in pieno anche i motivi dei nostri ricorsi al Tar della scorsa estate.
«Io penso che per rilanciare il settore sia opportuna una promozione territoriale efficace, noi come grandi realtà alleati del centro storico. Ecco questa potrebbe essere una carta vincente». «Una volta che è stata fatta la legge, i giusti equilibri li dovrà trovare la categoria», aggiunge Gianni Arteni, che osserva: «Questo provvedimento è stato preso per far fronte a una situazione di emergenza, ma credo che, quando si deciderà di applicare la nuova normativa, servirà il buon senso di tutti e un serio confronto tra i diversi operatori». Infatti, secondo il titolare dell’omonima catena di abbigliamento, «bisogna fare anche un discorso di zone, perché gli attuali orari andavano bene per l’area di Udine, mentre per altre parti del territorio no. Per esempio, penso sia inutile che sulla strada Pontebbana si apra sempre a luglio e ad agosto. In questo modo nessuno avrà un vantaggio. Insomma, una legge non può andar bene a tutti in tutte le stagioni. Spero che la categoria su questo sia d’accordo e prenda una posizione comune».
Regole e certezze: questo il refrain dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, che ribadiscono la loro posizione. «Noi siamo compatti per ottenere una seria regolamentazione di domeniche e festività – dice Paolo Duriavig della Cisl –. Io penso che la Regione, Confcommercio e i partiti debbano intervenire. L’assessore Brandi è per la liberalizzazione completa, ma il presidente Tondo cosa dice? E la Lega, che è in maggioranza, cosa pensa? Riteniamo che questo provvedimento del Governo sia sbagliato: servono chiarezza e trasparenza per tutti, è necessario mettere ogni negozio nelle stesse condizioni. E’ chiaro che se un ipermercato può tenere sempre aperto, sono penalizzati i negozi piccoli del centro. Le aperture di notte? Non siamo a New York, qua la gente va a dormire, non al bar. Non è questo il modello di rilancio: nessun posto di lavoro in più, servizio scadente e vantaggi solo per pochissimi, non certo per i consumatori».